
“Amour” di Michael Haneke (2012)
Il sereno equilibrio di Georges e Anne, coppia di ottantenni ex insegnanti di musica che si gode un vivace pensionamento, viene turbato dall’ improvviso sopraggiungere di un attacco ischemico della moglie, inizio di una drammatica svolta nel loro legame.
L’invalidità e le ingravescenti conseguenze della malattia di Anne, destano sin dall’inizio in Georges un accudente e amorevole sostegno. Nello svolgersi della trama, emergeranno gradualmente l’ambivalenza che il gravoso ruolo di cura comporta, unitamente alla faticosa elaborazione della perdita delle rappresentazioni della moglie e del legame di coppia sino a quel momento familiari.
La scenografia, quasi interamente ambientata all’interno della loro abitazione, è espressione di una progressiva chiusura della coppia in se stessa, che è al contempo atto di supremo amore e soffocante esclusione di Terzi, percepiti paranoicamente come indesiderati testimoni del dramma in atto.
Come il regista tiene a sottolineare ‘Amour’ non è unicamente un film sulla vecchiaia e sulla caducità del corpo; ma un delicato, a tratti crudele, ritratto dell’intreccio tra l’amore e la paura della morte.