“…e ora parliamo di Kevin” di Lynne Ramsay (2011)

Questo dramma, ispirato al massacro della “Columbine High School” (1999), ripercorre le vicende che dall’infanzia hanno condotto l’adolescente Kevin (Ezra Miller) a compiere una strage tra i suoi compagni delle scuole superiori, dal punto di vista di una madre (Tilda Swinton) che riesamina il passato cercando di trovare nelle proprie mancanze una spiegazione al tragico evento.

A ritroso nel tempo, lo spettatore osserva la riluttanza di quest’ultima nei confronti della gravidanza tradursi in un disturbo dell’umore post-partum che le renderà impossibile essere emotivamente partecipe alle cure di Kevin, il quale inizierà precocemente a manifestare segnali di disagio (comportamenti oppositivo provocatori-assenza di reciprocità, empatia e gioco simbolico- tendenze sadiche).

Nel corso della pellicola appare evidente come ad essere problematico non sia solo il figlio, ma l’intero sistema famiglia. Particolare attenzione viene posta all’assenza di comunicazione tanto a livello genitoriale, tra una madre che non riesce ad accogliere ed elaborare le proprie ambivalenze affettive nei confronti del figlio ed un padre che tende a minimizzare la situazione, quanto a livello coniugale.

La pellicola offre inoltre interessanti spunti per la comprensione dell’importanza della trasmissione transgenerazionale del trauma e del ruolo di contenimento rivestito dall’istituzione carceraria in quadri clinici di psicopatia.