“Il sospetto” di Thomas Vinterberg (2012)

Diretto dal regista danese Thomas Vinterberg, vincitore con “Festen- Festa in famiglia” del 51° Festival di Canes (1998), “Il sospetto” è una pellicola che affronta alcune sfumature del complesso tema dell’abuso sui minori da un vertice di lettura della psicologia individuale e collettiva.

Il protagonista Lucas, che sin dal principio del film sappiamo essere innocente, dopo aver rifiutato con garbo le proposte di attenzioni “amorose” da parte di Klara, alunna dell’asilo in cui lavora, viene ingiustamente accusato da quest’ultima di averla molestata sessualmente.

Nell’arco di alcuni giorni, tutti i membri della piccola ma “progressista” comunità montana dove risiede si convinceranno, in maniera infondata e senza dargli udienza, della sua “mostruosa colpevolezza”. Ne nascerà una spirale di violenza vendicativa, feroce ed espulsiva.

Una lettura psicoanalitica del film non può trascendere dal lato edipico della vicenda; la frustrazione del desiderio sessuale infantile di Klara, spostato su un padre più accettabile, la muove ad una malevola vendetta atta a danneggiare colui da cui si è vissuta respinta e danneggiata.

A tal riguardo, l’“angelicità” dei bambini, il loro “essere unicamente buoni ed incorrotti” sembra essere uno tra i capisaldi di una collettività che dietro l’apparente aspetto ideale (i membri vengono mostrati costantemente impegnati a riconoscersi nel “bene” ed allontanare da sé il “male”), rivela il proprio lato sospettoso, vendicativo e violento, in un meccanismo paranoiagenico di formazione in Lucas di un capro espiatorio.