“La paura di essere brutti” di Gustavo Pietropolli Charmet (2013)

Charmet, noto esponente della cura del disagio psichico adolescenziale in Italia, illustra in questo breve saggio i potenziali ostacoli a cui la costruzione di una nuova immagine di Sè, a seguito dei cambiamenti corporei innescati dalla pubertà, può andare incontro.

Secondo l’autore, se sino alcuni anni fa il malessere degli adolescenti ruotava intorno al senso di colpa per la scoperta di istinti sessuali e aggressivi che fanno la loro comparsa in questo periodo dello sviluppo, oggigiorno sempre più spesso i giovani sono afflitti da profondi sentimenti di vergogna. Ossessionati dall’idea di essere brutti, un numero crescente di ragazzi ritiene che il proprio corpo sia inadeguato a garantirgli successo e desiderabilità tanto in ambito sentimentale quanto sociale.

Nella società del narcisismo, è il corpo, sul banco degli imputati, ad essere giudicato dal punto di vista di crudeli ideali di bellezza. Disturbi alimentari, ritiro sociale ed autolesionismo, pur nella loro diversità, rappresenterebbero modalità attraverso cui “far sparire le tracce di un corpo odiato”, infliggendogli al contempo sofferenze e punizioni. È in tale cornice che Charmet sottolinea l’importanza della costruzione di una “contro cultura” del corpo adolescenziale, in grado di valorizzarne le potenzialità creative.

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