
“La pianista” di Michael Haneke (2001)
Anni ’80. Erika (Isabelle Huppert) è un’insegnante di pianoforte al conservatorio di Vienna, nota per la propria severità ed intransigenza. A quarant’anni vive nell’appartamento dell’anziana madre, dove dormono nello stesso letto. Tra le due vi è un rapporto morboso ed asfissiante; la madre, molto possessiva, la desidererebbe uguale a sé stessa, mentre Erika, pur disprezzandola, non riesce a separarsene.
La madre rappresenta il suo intero universo emotivo/relazionale e l’eterno conflitto d’amore/odio nei suoi confronti si traduce nell’impossibilità della protagonista di investire emotivamente altre relazioni. Tale humus psichico è implicato nella scissione dell’identità della pianista: oltre ad essere un’insegnante rigida e anaffettiva, Erika nasconde infatti una vita segreta, brulicante di perversioni sessuali (sadomasochistiche, feticistiche, voyeuristiche).
L’incontro con Walter, studente che attratto dal suo temperamento e dalle sue doti musicali, vorrebbe intraprendere con lei una relazione affettiva, perturberà l’equilibrio di Erika, accendendo un conflitto tra godimento narcisistico, in cui l’altro è percepito unicamente quale strumento del proprio piacere, e desiderio maturo.