“Lei (Her)” di Spike Jonze (2013)

Ambientato in un futuro distopico non troppo lontano, il film drammatizza i movimenti interiori di Theodore (Joaquin Phoenix): uomo sulla quarantina alle prese con una dolorosa separazione dalla moglie, alla quale non vorrebbe concedere il divorzio.

Nel tentativo di colmare il proprio vuoto affettivo, il protagonista instaura una “relazione d’amore” con un sistema operativo dotato di una “simil coscienza”, che con lui si interfaccia attraverso una voce femminile calorosa in grado di modulare ogni reazione sulla base delle sue preferenze.

Diretto dal regista Spike Jonze, “Lei” non è tuttavia unicamente un film di denuncia tecnologica, mirato a stimolare riflessioni sull’evoluzione del rapporto “uomo-macchina”. Domanda sottesa all’intera sceneggiatura sembra infatti essere: “l’amore consiste nell’accogliere l’Altro, quale portatore di differenza, o nel plasmarlo a propria immagine e somiglianza?”, come tenta di fare Theodore per il quale una relazione investita narcisisticamente e spogliata della dimensione corporea (dunque sessuale) tutela dalla fatica di vivere emozioni reali spesso conflittuali, condannandolo tuttavia ad un crescente isolamento.