Philip Roth – Lamento di Portnoy

Questo romanzo di Philip Roth ricalca l’incessante monologo del trentasettenne Alexander Portnoy, alter-ego dello scrittore, in occasione della prima seduta di consultazione psicoanalitica, in cui egli ripercorre la propria vita tramite libere associazioni di ricordi, violente emozioni, desideri e fantasie. Nell’ atmosfera tragicomica di questo volume, che rappresentò al principio uno scandalo ed ora considerato capolavoro della letteratura contemporanea, il protagonista, professatosi affetto da “erotomania ed irrefrenabili impulsi masturbatori”, confessa all’analista la credenza che l’origine del disturbo che lo limita nelle relazioni con l’altro sesso sia rinvenibile nei rapporti conflittuali con la madre, figura apprensiva ed iper-controllante sin da quando era bambino e con il padre, vissuto come uomo mediocre e sottomesso. Come buona parte della produzione dell’autore, il romanzo rappresenta inoltre una critica satirica alla dottrina giudaica, sua matrice culturale, ed ai dettami morali da essa prescritti nonché al mondo della psicoanalisi, che di fatto molto si discosta dalla visione volutamente stereotipata fornitane da Roth; mostra in tal senso numerose similitudini con l’opera cinematografica di Woody Allen.

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