“Primo amore” di Matteo Garrone (2004)

Perla registica di Matteo Garrone, “Primo amore” trae spunto da una vicenda di cronaca risalente il ’97, raccontata dallo stesso autore nel diario ‘il cacciatore di anoressiche’, al quale il film è liberamente ispirato.

La pellicola mette in scena la perversione del legame amoroso tra Vittorio, orafo vicentino, e Sonia, indotta dal partner all’anoressia attraverso un sadico controllo dell’alimentazione. La solitudine della protagonista la spinge ad accettare “per amore” quella che inizialmente considera una stravagante bizzarria, che ben presto la condurrà alla perdita di porzioni significative della propria identità (amicizie, famiglia, lavoro).

Andando oltre la rassicurante e semplicistica illusione che vi siano una vittima ed un carneficie ben definiti, in “Primo amore” emerge, oltre alla sofferenza di Sonia, quella di Vittorio, incapace di amare e prigioniero delle sue stesse ossessioni. Versione contemporanea, cruda ed esplicita, del dramma teatrale “Pigmalione”, il film estremizza un aspetto insito ad ogni legame amoroso: il tentativo di cambiare l’altro, rendendolo come noi lo vogliamo.