
“Ragazze interrotte” di James Mangold (2000)
Tratto dal romanzo autobiografico di Susanna Kaysen, il film ruota intorno alle vicende di alcune tardo adolescenti, ospiti nel reparto femminile di una clinica psichiatrica di Claymoore (USA) negli anni ’60, la quale sintomatologia, che spazia dai disturbi dell’alimentazione alla sociopatia, è espressione d’una interruzione nel difficile percorso della costruzione di sé, sotto la fascinazione di impulsi mortiferi auto ed etero distruttivi.
In primo piano è il rapporto tra Susanna (Winona Ryder), protagonista appartenente ad una famiglia alto borghese in conflitto con le regole sociali d’un mondo che considera di mera apparenza, e Lisa (Angelina Jolie), leader temuta ed ammirata dalle ospiti della clinica, intollerante nei confronti delle regole e violentemente ribelle.
La possibilità di riconoscere, interrogare ed esprimere, attraverso la scrittura, un dolore inizialmente muto, inerente la mancanza di riconoscimento e di contenimento nel proprio ambiente di cura, segnerà per Susanna la possibilità di trovare dentro di sé spazio per un desiderio di costruzione di legami e di affermazione personale, determinando, a seguito di un periodo depressivo di valenza integrativa, una ripresa nell’investimento della propria energia in un progetto vitale.
Diverse le sorti di Lisa, incapace di empatia forse in virtù di una storia di trascuratezza e maltrattamenti più profondi, la quale apparente “fiera indipendenza” rivela la predominanza di un’invidia distruttiva che si scatena di fronte alle altrui conquiste, che in assenza di parole e significazione, trova espressione solo mediante agiti violenti e prevaricatori, rendendola isolata e schiava delle proprie trasgressioni.