Simona Vinci – Parla, Mia Paura

“Una stanza può essere appunto una stanza: quattro pareti, un soffitto, almeno una porta, mobili, oggetti, quadri appesi. Una funzione: cucina, camera da letto, soggiorno, studio. Ma una stanza può anche essere un mondo, e uno stato della mente. Certamente la cosiddetta <stanza della psicologa> risponde a entrambe le definizioni. Di quella stanza non ricordo molti dettagli nonostante l’abbia frequentata per anni ogni settimana. C’erano una poltrona, scaffali carichi di libri ordinati ma non nel modo freddo in cui tengono in ordine i libri quelli che non li tirano mai fuori dal loro posto, dopo che li hanno letti. Ho memoria di lei, certo, perché ogni volta che arrivavo lei mi accoglieva con un sorriso. Nel suo biondo e oro di capelli e sguardo. Uno sguardo al quale nel corso del tempo si sarebbero aggiunte note di tristezza legate alla sua vita, che procedeva parallela alla mia e da cui non erano esclusi l’abbandono, la solitudine, la paura e la morte, come invece ci serve immaginare di coloro che si fanno carico a pagamento del nostro mal di vivere”.
(tratto dal libro Parla, Mia Paura)

Un’esperienza autobiografica, che assume una valenza universale. L’ansia, il panico, la depressione spesso restano uniti, solo accettando di condividere l’esperienza si sopravvive.

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