“Toc toc” di Vicente Villanueva (2017)

Tratto da una piéce teatrale, il film rappresenta, in una chiave narrativa leggera ed ironica, le variegate sfumature del disturbo ossessivo compulsivo, sofferenza caratterizzata da un senso di ineludibile imposizione interna a compiere comportamenti o azioni mentali ripetitive, apparentemente irrazionali, atte a prevenire o ridurre l’angoscia connessa a pensieri o immagini indesiderati che compaiono intrusivamente alla coscienza.

All’inizio della commedia, priva di pretese di realismo, sei personaggi si ritrovano nella sala d’aspetto di un eminente terapeuta, il quale, tramite la segretaria, si dice dispiaciuto del ritardo e di aver erroneamente fissato al medesimo orario il primo colloquio con i nuovi potenziali pazienti.

Nell’irritazione generale ha avvio un graduale svelamento reciproco assimilabile ad una “terapia di gruppo improvvisata”. Nonostante il registro scherzoso, dalla particolarità delle singole situazioni (timore della contaminazione e compulsioni al lavaggio e alla pulizia/ compulsioni relative ai calcoli, all’ordine e alla simmetria/pensieri di natura aggressiva controbilanciati da manierismi religiosi ecc…), uscendo dall’egocentrismo a cui il disturbo li ha costretti, i personaggi entreranno a contatto con i profondi vissuti di compromissione della vita quotidiana, vergogna, giudizio ed isolamento dai quali sono accomunati.

La partecipazione verso la sofferenza dell’altro, in un clima di reciproca fiducia, rappresenterà un’importante premessa al ridimensionamento, all’accettazione e all’elaborazione delle proprie ‘tragedie personali’, importante fattore terapeutico di ogni reale terapia di gruppo.