James Sveck è un diciottenne newyorkese, solitario ed incerto sul proprio futuro. Figlio di genitori separati che faticano nell’aiutarlo ad orientarsi nel mondo, inaspettatamente decide di abbandonare il proposito di iscriversi all’università, seguendo le orme dei coetanei e le aspettative su di lui riposte.
L’intenzione di trasferirsi in un’abitazione nella desolata provincia del Midwest, dove coltivare nella solitudine la sua passione per la lettura, da iniziale moto di ribellione si rivelerà nel corso della lettura quale rifugio psichico, arroccamento difensivo in grado di proteggerlo illusoriamente dal senso d’urgenza del compiere quelle scelte identitarie che la società impone in un periodo della vita fisiologicamente disorientante.
L’ anonima iscrizione ad una chat d’incontri, mossa inizialmente dalla noia, gli consentirà di uscire progressivamente da un paradiso artificiale, in cui il totale assorbimento in attività intellettuali funge infondo da tutela ai rischi insisti all’assunzione di un’identità sessuale ben definita e al confronto con una realtà frastornante per cui non si sente pronto.
L’arricchente incontro con l’Altro, capace di dosare vicinanza e distanza, in base ai bisogni di dipendenza/indipendenza di James, rappresenterà la scintilla che gli permetterà di uscire da una condizione di paralisi atta a fermare un tempo che si avverte fuggire troppo velocemente, contattando le proprie paure e trasformando in modo creativo la propria sofferenza.
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