Data di pubblicazione: 21/10/2022
‘Una stanza piena di gente’ di Daniel Keyes (1981)
1978, USA. Una sentenza d’importanza storica: per la prima volta negli stati uniti, un uomo, Billy Milligan, autore di reato di stupro e violenza, viene giudicato non colpevole per incapacità di intendere e di volere.
L’avvincente romanzo, che ne ripercorre l’autobiografia, svela con dovizia di particolari il complesso lavoro terapeutico che si rende necessario con soggetti con diagnosi di disturbo dissociativo dell’identità (in passato ‘disturbo di personalità multipla’) nel suo articolarsi con il mandato sociale dell’istituzione giudiziaria.
Nel corso delle pagine, l’origine del disturbo di cui il protagonista inconsapevolmente soffre, viene ricondotta ad esperienze traumatiche cumulative occorse in infanzia (abusi fisici e sessuali).
Il lettore è accompagnato nella scoperta di come simili esperienze possano comportare una disgregazione dell’identità. Il meccanismo della dissociazione (“distacco della coscienza”), attivato inconsciamente dal protagonista a fini adattivi nel fronteggiamento delle esperienze traumatiche infantili, è a seguito implicato nella disintegrazione della propria personalità.
Mano a mano il lettore incontrerà i diversi personaggi interiori che rappresentano frammenti dell’identità di Billy, ognuno dotato di temperamento, modalità comportamentali e relazionali proprie, alcune francamente criminali in virtù dell’identificazione con l’aggressore del passato. Il faticoso lavoro terapeutico in questa singolare condizione, verterà sul favorire il dialogo tra queste differenti porzioni della coscienza del protagonista, riducendo intensità e frequenza di episodi d’amnesia che ne scandiscono l’alternarsi.
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