
Anoressia: quanto impatta il confronto con l’Altro?
Allora smisi di scrutarmi nello specchio per paragonarmi con le donne perfette del cinema e delle riviste e decisi che ero bella per il semplice motivo che avevo voglia di esserlo”
Isabel Allende
Ho scelto questa citazione perché spesso l’anoressia scaturisce dal confronto con gli altri; in particolare, una frase ricorrente è: “Vorrei perdere solo un paio di chili”, con il rischio che purtroppo poi quei chili possono diventare molti di più. Perciò in questo articolo vorrei provare a condividere alcune mie riflessioni nate dalla mia esperienza sul campo.
Tutto può iniziare con il paragonarsi a un modello di magrezza, solitamente famoso, che al giorno d’oggi viene riproposto attraverso i social. Oltre ai modelli di magrezza anche il cibo ha sempre più una connotazione “social”. Pensiamo al fatto che ci sono profili interi dedicati a diete o che mostrano ciò che viene mangiato in un giorno, i così detti “What I eat in a day”.
Ci tengo subito a sottolineare che l’esposizione a questo tipo di informazione non è da considerarsi causa della sofferenza legata all’anoressia, ma piuttosto rappresenta un fattore ambientale, specie in adolescenza, molto impattante in una struttura psichica già fragile in partenza.
La fragilità a cui mi riferisco è da ricercarsi nel profondo, in una ferita d’amore causata probabilmente nell’infanzia da cui ha origine una grande sofferenza. Spesso chi soffre di anoressia subisce l’umiliazione di essere definito/a una persona capricciosa, proprio perché vista come vittima di un “mondo social”, che non si sforza abbastanza per superare il suo problema…infondo, “basterebbe un biscotto in più”, per citare una delle tante frasi che si possono sentire.
Per provare a comprendere tali affermazioni, può essere utile immaginare l’esistenza di un giudice interno molto grande, che si alimenta di paura e sensi di colpa a cui la persona può far fronte solo attraverso il controllo del cibo. La voce del giudice è così forte che non è possibile fare a meno di restringere, non è possibile fare a meno di punirsi non è possibile perché facendo così forse un giorno riceverò l’amore tanto desiderato…se sarò perfetta/o, verrò amato/a.
Sembra che l’amore verso se stessi ad un certo momento della storia di vita, sia stato confuso con un sentimento di odio verso il proprio sè; ciò può essere accaduto per tanti fattori e dinamiche differenti, come detto in precedenza, probabilmente avvenuti nell’infanzia, che solo grazie ad un percorso di psicoterapia possono trovare finalmente uno spazio di espressione e aiuto.
Inoltre molto importante, visti gli aspetti sociali coinvolti, è l’impegno di ciascuno a giudicare meno possibile, ricordando che alcune parole possono ferire e il corpo è un confine sacro che non andrebbe mai valicato e toccato nemmeno verbalmente.
Bibliografia:
Maristella Fantini (2020), Nutrire l’inconscio – Viaggio nei disturbi alimentari, Ananke