Binge Eating: quando il vuoto è incolmabile

Abbi buona cura del tuo corpo, è l’unico posto in cui devi vivere.”

Jim Rohn

Oggi vogliamo parlarvi del famigerato Binge Eating tradotto come disturbo da alimentazione incontrollata. Tale disturbo si caratterizza infatti per la presenza di abbuffate incontrollate senza alcuna forma di compensazione.

Proviamo ad analizzare questo comportamento, vedendo il cibo come strumento anziché come protagonista; il continuo ingurgitare, spesso senza assaporare nulla e senza essere presente a se stessi, può manifestare un bisogno di riempire. Che cosa? Un grande vuoto interiore.

Un vuoto fatto di insicurezza, incomprensione, emozioni e traumi irrisolti rimasti lì nello stomaco e mai digeriti. Un vuoto d’amore mai ricevuto e sentito prima sulla propria pelle. Si tratta di un dolore così grande che il corpo nelle sue dimensioni normali non è sufficiente per contenerlo. Un corpo di dimensioni vaste, oltre ad essere un grande contenitore di sofferenza, è anche un grande confine tra sè e gli altri. Più il corpo aumenta le sue dimensioni più due braccia fanno fatica ad abbracciarlo, dunque “più l’altro mi sta lontano e più io sto nella mia solitudine più profonda”.

Dentro a quel corpo così grande spesso si nasconde un bambino estremamente solo, non visto e spesso adultizzato; un bambino che ha dovuto imparare a crescere velocemente e a cavarsela da solo, una creatura che prova vergogna, che cerca dunque di nascondersi dentro al corpo: esso è il suo scudo, la sua protezione dal mondo e dalle ingiustizie subite.

Una via di guarigione da questa sofferenza è senza dubbio la psicoterapia, la quale permette a quel bambino di darsi valore, di smettere di vergognarsi e vedersi per la prima volta…forse come mai nessuno lo aveva visto prima.