I disturbi alimentari non sono una scelta

Per stare bene bisogna essere interi, avere testa e cuore in armonia. Questo manca a chi soffre di disturbo alimentare, dove la testa prende il sopravvento e il cuore, emblema della fisicità e delle sue esigenze, resta nascosto e punito. Ma il disturbo alimentare deriva da un’intera storia e nasce per salvare la persona da mali più grandi, è un modo distorto di continuare a vivere e affermarsi, trovando un luogo dove spostare il peso da cui si è pervasi. Le persone affette da tali disturbi sono intelligenti, profonde, creative, con un intuito speciale. Eppure non hanno trovato altra soluzione che bistrattare il corpo, riempiendolo nella bulimia, deprivandolo nella anoressia, o limitandolo con un esagerato controllo delle calorie nelle ossessioni alimentari. Si potrebbe dire che il cibo perde il vero significato di necessità fisica e diventa nutrimento per l’inconscio.”

Maristella Fantini

Ho scelto di partire da questa citazione tratta dal libro “Nutrire l’inconscio – Viaggio nei disturbi alimentari”, perché vorrei raccontare i disturbi alimentari attraverso occhi diversi dalle ormai conosciute definizioni cliniche con annessi criteri diagnostici.

È cosa risaputa che i disturbi alimentari siano distinti in: anoressia, bulimia, binge e ossessioni alimentari. Meno conosciuti sono gli aspetti inconsapevoli più profondi della patologia. La cosa più difficile da comprendere per chi è all’esterno è: “Come mai il cibo? Come è possibile che ciò che ci serve per vivere possa trasformarsi in un nemico da combattere?”. In fondo non stiamo parlando di una dipendenza legata a sostanze psicoattive come droga o alcol, di cui è possibile fare meno, cioè che non sono indispensabili alla nostra sopravvivenza, stiamo parlando di qualcosa che è fondamentale per vivere. 

Spiegare cosa accade non è semplice, proprio a causa della grande complessità e soggettività. Il punto di rottura avviene quando questo “indispensabile” si riveste di significati profondi, spesso collegati a vissuti dolorosi e traumatici. Per questo è scorretto ritenere queste patologie delle “scelte”, o meglio possono essere considerate tali in termini di sopravvivenza. Pertanto, non basta riprendere a nutrirsi adeguatamente o smettere di abbuffarsi per guarire, quando il cibo ha assunto una funzione di anestetico del dolore, quando permette di staccarsi anche se in modo effimero, dalla realtà; come se fosse un tasto “off”, in quel momento, per quel singolo istante di sollievo, diventa fondamentale. Come quando si va sott’acqua e ad un certo punto l’ossigeno finisce e si risale in superficie, per un frammento di tempo il respiro è sospeso, così la mente e il corpo, non ci si sente più. Il cibo nei disturbi alimentari ha lo stesso effetto. Per questo è difficile lasciare il sintomo, anche se fa soffrire ma come dice la dott.ssa Fantini è il male minore, il compromesso a cui è possibile aggrapparsi per sopravvivere. 

Mantenendo questa prospettiva si osserva che il peso, le calorie, il cibo stesso sono solo strumenti attraverso i quali il corpo si spoglia di vita e diventa esso stesso il mezzo attraverso il quale cercare sé stessi, nelle ferite d’amore mai risanate dell’infanzia. Lì in quel passato buio e misterioso, lì dove tutto ha avuto inizio in una scelta inconsapevole di “non amore”. È un copione che si protrae nel tempo, alla ricerca di un perfezionismo estetico e mentale; un ideale che forse se raggiunto (finalmente!) placherebbe la grande fame di affetto, comprensione, accettazione… vita. Invece è un ideale che trascina giù sempre più in profondità fino a toccare il fondo. Qui può avviene un altro punto di svolta, in cui l’amata sospensione si rompe. Quando si diventa consapevoli che qualcosa non va, quando si deve scegliere se risalire oppure lasciarsi andare completamente. 

In questo momento può subentrare la psicoterapia, quando quella “scelta inconscia” diventa insostenibile. La psicoterapia è fondamentale in un percorso di guarigione, in quanto consente di attraversare il buio, guardando in faccia i mostri che si nascondono per poter ri-decidere qualcosa di diverso, a quel punto il sipario può iniziare a chiudersi per lasciare posto alla vita.

Bibliografia:

Maristella Fantini (2020), Nutrire l’inconscio – Viaggio nei disturbi alimentari, Ananke