Due facce della stessa medaglia: il Disturbo Bipolare

“E se diventi farfalla nessuno più pensa a ciò che è stato quando strisciavi per terra e non volevi le ali.”

Alda Merini

Tra le parole che vengono usate tutti i giorni il termine “bipolare” ha assunto un valore comune che si distanzia dall’uso che ne viene fatto in campo psicologico. È frequente, infatti, che tale termine venga utilizzato per definire una persona che dimostra un repentino cambio dell’umore con frasi tipo “ma sei bipolare?” come se si avesse la necessità di etichettare quel comportamento che in realtà è riscontrabile in tutte le persone.  Si assiste ad una diffusione nel senso comune di un termine proprio di un sapere scientifico e che identifica un determinato disturbo dell’umore, che va bene oltre un semplice sbalzo d’umore: il disturbo bipolare.


Che cosa significa il termine “bipolare”?

Etimologicamente il termine bipolare è una parola composta dal prefisso bi- dal latino bis “ripetuto due volte” e dal sostantivo maschile polus “polo”. Il significato del termine si rappresenta con “provvisto di due poli”“avente due centri” ed è stato un termine ampiamente diffuso anche campi altri a quello psicologico/psichiatrico. 

Per citare alcuni esempi d’applicazione di tale termine ad altri campi si fa riferimento alla fisica in cui l’induttore bipolare è un apparecchio elettronico con una sola coppia di poli magnetici e alla biologia in cui le cellule bipolari sono quelle cellule nervose provviste di due prolungamenti citoplasmatici. 

Nel campo psicologico il termine bipolare indica quel disturbo che porta la persona a vivere oscillazioni insolite del tono dell’umore, caratterizzate da fasi depressivemaniacali (o ipomaniacali) e miste intervallati da periodi di remissione (Kraepelin, 1921).


Quando sono stati riscontrati i primi casi di disturbo bipolare? 

I primi pazienti affetti da disturbo bipolare risalgo ai tempi dell’antica Grecia, epoca in cui il medico Areteo di Cappadocia ne dettagliò i primi sintomi. Furono proprio antichi Greci e Romani a definire i termini “mania” e “Melancholia” per descrivere le due fasi che caratterizzano l’umore delle persone affette da tale disturbo. 

Si può far risalire la prima diagnosi di disturbo bipolare al 185, quando lo psichiatra francese Jean-Pierre Falret pubblicò un articolo sul disturbo che chiamava “la folie circulaire: attraverso quell’articolo descriveva pazienti che passavano attraverso stati di depressione grave e eccitazione maniacale, proprio quelle fasi che caratterizzano il disturbo. 

Successivamente Emil Kraepelin (1896), psichiatra tedesco, ha riunito tutti i disturbi affettivi nella “frenosi maniaco-depressiva”, distinguendo quest’ultima dalla dementia praecox. Ha incluso nell’ambito della malattia maniaco depressiva anche determinate condizioni depressive che si presentavano alternate ad episodi di mania di minor intensità e che ora definiamo ipomania. Sulla scorta di questa visione di Kraepelin si sono sviluppati i successivi studi che hanno portato alla definizione del disturbo bipolare per come viene inteso ora. 


Come si caratterizza il disturbo bipolare? 

Tale disturbo è stato definito bi- polare in quanto i cambiamenti patologici avvengono tra due poli, uno che implica un innalzamento del tono dell’umore (corrispondente alle fasi di mania o ipomania) e uno che implica un abbassamento del tono dell’umore (corrispondente alla fase depressiva). 

Si parla di cambiamenti patologici in quanto il disturbo incide sul funzionamento globale dell’individuo creando alterazioni fisiche, cognitive e comportamentali (Turchi, Amodeo, Favaretto, 2016). Non si tratta di semplici cambiamenti dell’umore ma di cambiamenti caratterizzati da sintomi che contraddistinguono gli alti e bassi e che di seguito vengono esposti. 

La fase maniacale è caratterizzata da:

  • Umore euforico con eccessiva felicità o espansività;
  • Umore irritabile con sfoghi di eccessiva rabbia;
  • Minor bisogno di sonno;
  • Sentimenti di grandiosità ed eccessiva valutazione di sé stessi in senso positivo;
  • Aumentata loquacità, sensazione che i pensieri scorrano in modo molto veloce;
  • Aumento del livello di energia e di attività;
  • Miglioramento delle capacità associative, attentive e percettive.

L’aumento del livello di energia e il sentimento di grandiosità sono i punti focali che portano le persone che attraversano questa fase a sentirsi particolarmente bene e a non riconoscere quanto gli stia accadendo. Infatti, durante una fase maniacale sono frequenti gli episodi in cui le persone mettono in pericolo la loro vita o rischiano di trovarsi in situazioni critiche in quanto potrebbero, ad esempio, importunare qualcuno per strada non riconoscendo quanto stia accadendo e sentendosi in grado di far qualsiasi cosa. Frequente è lo stato delirante di alterazione dell’interpretazione della realtà in cui una persona in stato maniacale si trova a vedere la realtà con occhi diversi e ad offrirne dei resoconti distorti dai quali conseguono i comportamenti imprudenti e pericolosi che mettono in atto. Le persone in tale fase possono riferire di “sentire e vedere tutto”, “capire tutto”, “capire tutti”, e sentirsi come se le altre persone riconoscessero la loro dote. I primi ad accorgersi di questi mutamenti nei comportamenti delle persone in fase maniacale sono le persone più vicine a loro, come familiari, amici e colleghi di lavoro che se non a conoscenza della problematica possono trovarsi disorientati e far fatica a comprendere quanto sta accadendo.  

La fase ipomaniacale presenta sintomi simili a quella maniacale solo che con minor intensità e durata e con una frequenza ridotta di stati delirante e alterazione dell’interpretazione della realtà. Ha un impatto minore anche sul funzionamento globale dell’individuo e crea minor difficoltà sul campo sociale e lavorativo. 

La fase depressiva è caratterizzata da: ▪ 

  • Tristezza e tendenza al pianto;
  • Debolezza e stanchezza;
  • Perdita di fiducia e speranza sia in sé stessi, gli altri e le situazioni della vita;
  • Apatia e scarsa capacità di provare emozioni;
  • Anedonia, incapacità di provare piacere;
  • Disturbi della memoria e pensieri intrusivi ricorrenti;
  • Sentimenti di vergogna e di colpa;
  • Pensieri suicidari;
  • Insonnia.

Solitamente le fasi depressive durano di più delle fasi maniacali e le persone che attraversano tale fase provano un senso di tristezza senza fine che ricade anche sugli aspetti biologici del funzionamento dell’individuo. Questo in quanto vi è una minor risposta agli stimoli dell’ambiente tanto che la persona tende ad isolarsi e a non parlare agendo una sorta di “spegnimento”. Ciò che caratterizza questa fase sono i pensieri suicidari che si presentano con frequenza nelle persone in fase depressiva. Soprattutto nella fase di stato misto (che si caratterizza per un’alternanza di sintomi della fase maniacale e depressiva nello stesso periodo) si è registrata un percentuale del 43% di tentati suicidi, dato che indica l’importanza di un’accurata diagnosi e successiva presa in carico della persona. 


Come vivono le persone con disturbo bipolare?

Le persone affette da disturbo bipolare sono spesso inconsapevoli della condizione in cui si trovano in quanto, a differenza delle persone che stanno accanto a loro, non si accorgono dei cambiamenti dello stato dell’umore o li attribuiscono a cause esterne in modo da giustificarli. Questa condizione di inconsapevolezza pone tali persone in situazioni di rischio soprattutto quando godono della sensazione di onnipotenza tipica dello stato maniacale e che può portarli a compiere azioni che li mettono fisicamente in pericolo o che possono compromettere la loro condizione di vita. Si tratta di una sofferenza nella vita personale, relazionale e lavorativa. Se non presi in carico e seguiti, sia farmacologicamente che attraverso un percorso psicoterapeutico, le persone affette da disturbo bipolare potrebbero avere difficoltà a raggiungere i loro obiettivi, come ad esempio costruire una famiglia o raggiungere una determinata posizione lavorativa. Questo in quanto l’alternarsi delle fasi maniacali, depressive e di stallo possono avere ricadute anche nelle relazioni che costruiscono con gli altri. Nello specifico, le relazioni sentimentali che richiedono una certa costanza, possono mettere a dura prova la persona affetta da disturbo bipolare in quanto potrebbe non riuscire a rispondere ai bisogni dell’altro e a stare nell’affettività. 

Attualmente la terapia farmacologica che prevede la somministrazione di uno stabilizzatore dell’umore, come ad esempio il litio, si pone come la miglior terapia per regolare gli alti e bassi tipici delle persone affette da disturbo bipolare. Insieme a questa, si è rilevato come anche interventi di tipo psicoeducazionale e psicoterapeutico possono aiutare tali persone mirando alla presa di consapevolezza delle caratteristiche del loro disturbo per aiutarli a riconoscere eventuali sintomi e a restare aderenti alla terapia farmacologica. 

Attraverso una presa in carico e un supporto qualsiasi persona avente disturbo bipolare può vivere con maggior serenità e con più stabilità la propria vita. In tal modo possono essere valorizzate le caratteristiche di grandiosità della fluidità di pensiero caratteristica di questo disturbo, che se ben supportato può sbocciare al meglio. 

Di seguito si lascia un link di approfondimento sul disturbo bipolare: 

Bibliografia: 

Kraepelin E (1921). Manic Depressive Insanity and Paranoia. E. & S. Livingstone: Edinburgh..

McDonald C., Schulze K. Murray R.T., Tohen M. (2007) Disturbo bipolare: attualità nella ricerca e nella terapia. CIC Edizioni internazionali

Turchi F, Amodeo G, Favaretto E, et al. (2016)  Neural basis of social cognition in bipolar disorder. Riv Psichiatr; 51: 177-89