
I trattamenti non farmacologici (TNF) nelle demenze: come orientarsi?
Quando un nostro caro riceve una diagnosi di demenza, capita di essere sopraffatti dalla sensazione che non vi sia possibilità di intervento e le tante e differenti proposte di trattamenti, tra le quali non è facile orientarsi. Sebbene non esistano ancora cure che interrompano i processi degenerativi, è possibile migliorare la qualità della vita del soggetto malato e dei suoi caregiver. Gli interventi riabilitativi e psicosociali, genericamente definiti Trattamenti Non Farmacologici (TNF), sono possibilità versatili ed efficaci che, integrati con altri trattamenti, prevengono o posticipano l’ospedalizzazione e aumentano significativamente il benessere del paziente e del suo nucleo.
Premettendo che i trattamenti delle demenze sono per loro natura integrati e multidisciplinari, oggi analizzeremo due tipologie di intervento, quelli rivolti al paziente, cioè gli interventi cognitivi e quelli pensati per i caregiver.
Gli interventi cognitivi
I trattamenti cognitivi sono tipologie di intervento specifiche per le funzioni cognitive (percezione, memoria, attenzione, linguaggio, funzioni esecutive) che si differenziano per il tipo di funzione target, per il setting e per la popolazione a cui si rivolgono. Nonostante queste diversità teoriche e pratiche, hanno come obiettivo generale il mantenimento o il miglioramento delle funzioni cognitive compromesse e della funzionalità dell’individuo nella vita quotidiana. Gli interventi cognitivi possono essere distinti in Training Cognitivo, Riabilitazione Cognitiva e Stimolazione Cognitiva.
TRAINING: il training cognitivo nelle demenze ha come focus dell’intervento i processi e le funzioni cognitive compromesse, per migliorare o mantenere le funzioni di specifici domini. L’efficacia di tale intervento nelle demenze è purtroppo bassa, a causa della natura degenerativa della malattia e la difficoltà di insegnare strategie nuove con il progredire della demenza.
RIABILITAZIONE: la riabilitazione sfrutta i principi di plasticità neurale, come il training cognitivo, ma ha come obiettivo la riduzione della disabilità. Per tale motivo, il focus dell’intervento sono quelle funzioni e quei processi che sostengono le attività della vita quotidiana, come lavarsi, vestirsi, fare la spesa, nel tentativo di mantenerle il più a lungo possibile. In questo caso, gli obiettivi vengono decisi insieme e calibrati alle diverse fasi della malattia.
STIMOLAZIONE: la stimolazione cognitiva mira all’attivazione generale e al riorientamento spazio-temporale della persona. È svolta tipicamente in gruppo, per favorire il coinvolgimento della persona, aumentare le attività piacevoli e stimolarne l’orientamento generale.
Ricordiamoci comunque che nelle demenze il “nessun miglioramento” equivale ad un successo, poiché indica nessun peggioramento.
Gli interventi rivolti ai familiari e ai caregiver
Questo tipo di interventi sono di tipo informativo, di sostegno e formativo e vengono erogati sia individualmente che in gruppo, per favorire il confronto con altri familiari, rafforzare il mutuo aiuto e pensare a nuove soluzioni insieme.
INFORMAZIONE: solitamente, negli incontri informativi vengono fornite indicazioni sul tipo di disturbo neurodegenerativo e suoi problemi comportamentali associati (come l’agressività, i deliri, l’alterazione dell’alimentazione e del ritmo sonno – veglia). Vengono poi fornite indicazioni sugli stadi della malattia, e la loro evoluzione nel tempo. Queste conoscenze aiutano le persone a prepararsi alle diverse fasi della malattia e comprendere i comportamenti del proprio caro, difficili da gestire o di cui a volte si fatica a trovare un senso. Inoltre, permette ai caregiver di attribuire i cambiamenti alla malattia e non più alla persona.
FORMAZIONE: gli interventi formativi supportano invece le persone nella ricerca di strategie e soluzioni alternative e adeguate al proprio ambiente per affrontare la malattia. Infine,
SOSTEGNO: il sostegno e il supporto psicologico aiutano ad elaborare e contestualizzare i vissuti e i sentimenti di lutto che si accompagnano alla diagnosi di demenza, oltre che promuovere i sentimenti positivi che possono emergere da questa situazione. Gli interventi individuali, ritagliati su misura, aiutano a ridurre il burden dei caregiver, e dovrebbero aiutarli a mantenere il benessere mentale, mentre quelli di gruppo promuovono anche la circolazione di informazioni tecnico-pratiche come quelle legali.
Bibliografia:
– Haley, W. E., Bergman, E. J., Roth, D. L., McVie, T., Gaugler, J. E., & Mittelman, M. S. (2008). Long-term effects of bereavement and caregiver intervention on dementia caregiver depressive symptoms. The Gerontologist, 48(6), 732-740.
– Adelman, R. D., Tmanova, L. L., Delgado, D., Dion, S., & Lachs, M. S. (2014). Caregiver burden: a clinical review. Jama, 311(10), 1052-1060.
– Bahar‐Fuchs, A., Martyr, A., Goh, A. M., Sabates, J., & Clare, L. (2019). Cognitive training for people with mild to moderate dementia. Cochrane Database of Systematic Reviews, (3).
Link di approfondimento al sito della regione Veneto – progetto demenze: