Prendersi cura della relazione di coppia: qualche spunto!

Perdiamo tempo cercando il perfetto amante,

invece di creare il perfetto amore.

Tom Robbins

Non sarebbero sufficienti poche righe per citare gli studi che, ormai da anni, ben descrivono come noi esseri umani (ma non solo) sperimentiamo fin da piccoli l’importanza dei legami di attaccamento con le figure significative della nostra vita…e penso sia sufficiente che ognuno di noi faccia appello ai propri ricordi per rivivere un po’ quella sensazione come di “terra che trema sotto i piedi”, di “sentirsi persi” che si scatena quando abbiamo la percezione di non avere più la connessione con tali figure. Quello che scatta, sia da bambini che da adulti, è una sorta di “allarme rosso” fatto di forti emozioni, non da ultima la paura, che sappiamo attivarsi quando la nostrasopravvivenza viene minacciata. In quei momenti siamo tutti tesi a cercare di ripristinare quel senso di connessione: di solito sentiamo e agiamo direttamente, c’è poco spazio per il pensiero. Ma diciamoci la verità: quando siamo piccoli, i messaggi che lanciamo per comunicare che desideriamo e necessitiamo di quella ri – connessione, di quella ripresa di contatto, sono in genere molto piùchiari! Pensiamo, per citarne uno, al bambino piccolo che piange e, volendo essere preso nuovamente in braccio, tende le mani verso il genitore. 

Da adulti, invece, non sempre i messaggi che inviamo sono così facilmente comprensibili, in particolare quando il “sistema d’allarme” si attiva tra i partner di una coppia. Bisogna spesso scavare molto per arrivare a capire che, ad esempio, “Sei sempre il solito, aveva ragione mia madre! significa in realtà “Avrei bisogno di te adesso, abbracciami, ho bisogno di conforto!”, celando dietro alla rabbia  un’importante paura di attaccamento; oppure che un comportamento quale andarsene durante un litigio o chiudersi nel silenzio può nascondere panico ed essere un inconsapevole tentativo di auto-tutela ma anche di tutela della coppia , perché se si esplodesse a propria volta in quel momento si rischierebbe di ferire e finire per essere ferito ancora di più. Tentativi di comunicare, di gestire situazioni difficili, tentativi purtroppo raramente efficaci, ma con un mondo di emozioni e significati difficili da vedere se non ci si ferma ad osservare e a rifletterci.

Mi viene spontaneo pensare che spesso, quando le coppie arrivano in terapia, la richiesta in prima battuta è quella di “imparare a comunicare meglio”. Certo, la comunicazione all’interno di una relazione è importantissima, ma è stato ormai ampiamente dimostrato (es: Gottman, 1994) che le coppie felici non parlano solo in modo più competente. Le tecniche possono contribuire ad interrompere le discussioni, ma se fini a se stesse possono finire per creare distanza o alimentare sensazioni di isolamento emotivo qualora l’idea di “comunicazione” non venga inserita all’interno di un significato più ampio, ben oltre le sole parole.

È infatti importante prendersi cura di quella che Sue Johnson chiama responsività emotiva dei partner, base fondamentale per promuovere legami emotivi e senso di connessione sicura tra di loro. In una relazione in cui è presente una buona responsività emotiva, i partner sono maggiormente Accessibili (aperti e disposti a capire l’altro), Recettivi (sintonizzati sulle richieste di attaccamento dell’altro e disposti a prendersene cura) ed Emotivamente presenti e coinvolti:

A.R.E. you there for me?

Ci sei per me? Posso raggiungerti? Sono importante per te?                                                                            Posso fidarmi del fatto che mi risponderai quando avrò bisogno di te?

L’importanza di porre attenzione alla creazione di connessione (in cui imparare reciprocamente a “leggersi”) e di un sicuro legame di fiducia è fortemente sottolineata anche dai coniugi Gottman(tra i più noti studiosi della terapia di coppia), che pongono l’accento su un’ulteriore dimensione basilare del prendersi cura della propria relazione: quella dell’impegno

John Gottman utilizza l’immagine di una casa, chiamata “Casa della relazione solida”.  Lefondamenta più importanti si basano sostanzialmente sul nutrire un legame di amicizia tra i partner, attraverso continuo interesse volto alla conoscenza reciproca, alla condivisone di tenerezza e ammirazione (cultura dell’affetto e del rispetto), e alla cura nell’avere e rinnovareconnessione emotiva con l’altro. A reggere la casa, fatta poi di diversi altri piani (tra cui la gestione di conflitti), sono due pilastri: la fiducia da un lato e, appunto, l’impegno dall’altro, fatto più di piccole attenzioni quotidiane che di sporadici e rari gesti eclatanti. A proposito di connessione emotiva, Gottman ben descrive, ad esempio, come la vita porti quotidianamente a momenti che luichiama “sliding doors”, in cui intercettiamo – in modo più o meno chiaro – il fatto che il partner sta facendo una richiesta di connessione/stia esprimendo necessità emotive: scegliere come rispondere, se andando incontro o voltando le spalle, può fare la differenza. Esserci per l’altr* a volte è faticoso, ci sono dei giorni in cui può essere davvero difficile, ma ricordiamo che scegliere sempredi voltare le spalle, porta la fiducia a sgretolarsi lentamente … e senza fiducia, la casa non sta in piedi.

In calce, il link ad un breve video dal canale del Gottman Institute che riassume alcuni di questi aspetti attraverso dei semplici (ma efficaci) disegni.

“L’amore non è la glassa sulla torta della vita. È un bisogno primario, proprio come l’ossigeno o l’acqua. Una volta che capiamo e accettiamo questo, possiamo arrivare più facilmente al cuore dei nostri problemi di relazione” 

Sue Johnson, Stringimi Forte (ed. italiana, p.23)

Link: “The easiest way to improve your relationship” (The Gottman institute)

Nota: video in lingua originale. Per sottotitoli in italiano (qualora non partissero automaticamente): impostazioni – sottotitoli –     traduzione automatica – italiano.